La ragazza, che ha trascorso un’infanzia felice nonostante la salute cagionevole, amatissima dai genitori e con una grande passione per la musica, non ha idea dell’orrore che sta per affrontare.
Ma la sua forza interiore, l’intenso legame con la madre e la musica di Johann Sebastian Bach le permetteranno di sopravvivere a Terezín, ad Auschwitz, ai campi di lavoro e a Bergen-Belsen. Non solo, riuscirà anche a partecipare a quel poco di umano che era tollerato, come la coraggiosa scuola organizzata da Fredy Hirsch per i bambini internati.
Zuzana alterna il racconto dell’esperienza nei campi a quello degli anni successivi in cui, grazie all’affetto della madre e del marito, il compositore Viktor Kalabis, riesce a intraprendere con successo la carriera di clavicembalista, malgrado le mani rovinate dalla fatica e dagli stenti. Il suo amore per Bach la porterà a diventare una musicista di fama mondiale.
Neppure quelli però sono anni facili: il regime comunista impone alla coppia una serie di limiti, ostacolandone la carriera e la vita.
In sottofondo scorre infatti la storia della Cecoslovacchia, poi Repubblica Ceca, dalla Primavera di Praga alle repressioni, alla perestrojka, al ritorno della democrazia.
Vibra in queste pagine l’appassionato racconto di una donna che ha vissuto l’orrore, ma che ha conservato sempre dentro di sé il senso del miracolo e la speranza di riportare un po’ di bellezza nel mondo attraverso la musica.
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