In questi giorni si sente molto parlare di ripartire, di tornare alla normalità e quando accade rispondiamo d'istinto “speriamo!”. In un detto dei nostri anziani si diceva “la speranza è l’ultima a morire”. Che cos’è veramente la speranza? Da cosa nasce la speranza? Quante volte nella nostra giornata ci ritroviamo con questo atteggiamento.
Pensiamo a quando in cuor nostro speriamo di ritrovare un amico, di poterlo vedere presto e abbracciare.
La speranza di poter superare un esame scolastico.
La speranza che un esame clinico dia un risultato negativo.
La speranza di ottenere un posto di lavoro.
Come vedete nella nostra quotidianità siamo sempre accompagnati dalla speranza, lei è una delle nostre sorelle con cui ogni giorno ci dobbiamo relazionare. Quante volte poniamo la speranza in qualcosa di importante della nostra vita. Ci ripetiamo che le cose miglioreranno.
E poi parlando con un amico o amica, ci incoraggiano dicendoci "vedrai, andrà tutto bene".
Capita anche però che non sempre quella speranza venga esaudita e ci troviamo con la delusione di non aver potuto raggiungere un sospirato obiettivo.
In questo anno appena trascorso, tra chiusure e riaperture, quante volte la nostra speranza è stata messa alla prova, quante volte delusa. E’ stata una grande palestra dove abbiamo imparato a credere in un futuro diverso da quello che stiamo vivendo. La speranza deve sempre accompagnarci nel nostro cammino di ogni giorno. La speranza è come quel venticello che si alza quando fa caldo e ti dà quella sensazione di alleviarti dal calore della giornata. La speranza è come il profumo di un fiore che quando lo annusi chiudi gli occhi e immagini nella tua mente cose belle.
Ecco perché ogni giorno dobbiamo relazionarci con lei.
Lasciamo che questa cara sorella ogni giorno venga a trovarci, entrando nella nostra casa e portando quel venticello o profumo di un fiore, riuscendo a rendere le nostre giornate diverse e togliendo il grigiore e la malinconia.
“Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni, ma al vostro potenziale irrealizzato. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito, ma di ciò che vi è ancora possibile fare”
(Papa Giovanni XXIII)
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