Il testo è un flusso di emozioni sincere, espresse con parole semplici ma profonde, capaci di toccare chiunque abbia vissuto un lutto o una perdita importante.
Immagini poetiche della natura si alternano alla sensazione di vuoto lasciata dall’assenza di una persona cara. L’uso di metafore semplici ma potenti, come “le tasche piene di sassi“, trasmette il peso emotivo che il protagonista porta con sé.
C’è un senso di smarrimento e di attesa, evidente nei versi “mi hai lasciato da solo davanti al cielo”, che sembrano raccontare la ricerca di una presenza che ormai non c’è più. L’ultima ripetizione del ritornello, quasi sospirata, accentua la profondità del dolore e la difficoltà di accettarlo.
Musicalmente la canzone ha un arrangiamento delicato e malinconico, con un pianoforte che accompagna la voce di Jovanotti in modo essenziale, quasi sussurrato. Il brano cresce lentamente, lasciando spazio alle emozioni, senza mai diventare eccessivo o troppo drammatico. È un pezzo che racconta il dolore in maniera intima, senza retorica, con immagini poetiche che evocano un senso di assenza e solitudine.
“Le tasche piene di sassi” è una canzone che tocca il cuore con la sua sincerità. Parla di un momento che prima o poi tutti viviamo, e forse è per questo che è diventata uno dei brani più amati di Jovanotti.
Il videoclip, diretto da Maki Gherzi, è stato pensato per esprimere al meglio l’essenza della canzone. Girato in bianco e nero, si ispira al film Lenny di Bob Fosse, che racconta la storia del comico Lenny Bruce. Jovanotti appare da solo su un palcoscenico, illuminato solo da un fascio di luce, senza cantare direttamente la canzone, ma interpretando un monologo muto. L’idea è quella di rappresentare il contrasto tra l‘intimità del dolore e l’esposizione pubblica di un artista, mostrando una solitudine che diventa universale.
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