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lunedì 15 aprile 2024

BOLOGNA: PRIMO PACEMAKER CHE BLOCCA I SINTOMI DEL PARKINSON


gabriele selmi - pacemaker parkinson


Parkinson, la nuova era. Un pacemaker blocca i sintomi della malattia: "Sono tornato a vivere"

Impiantato all’ospedale Bellaria a gennaio, è il primo intervento in Italia. Gabriele Selmi, 66 anni, il paziente che lo ha ricevuto, racconta: "Il tremore della mano è quasi scomparso. Torno a fare sport".

La particolarità dell’intervento risiede nel sofisticato dispositivo, in grado di stimolare il nucleo target e registrare in tempo reale la sua attività, permettendo ai clinici di osservare con precisione gli esiti della terapia impostata, ottimizzandola tempestivamente in funzione della risposta di ciascun paziente. Inoltre, trattandosi di un dispositivo ricaricabile, lo stimolatore – generalmente impiantato sotto la cute all’interno della gabbia toracica – ha una maggiore longevità, evitando nel corso del tempo interventi per la sostituzione della batteria.

Il dispositivo – impiantato per la prima volta in Italia nel gennaio scorso a un paziente di 66 anni presso l’Ospedale Bellaria di Bologna-, posizionato nel petto come quello cardiaco, agisce come uno stimolatore che eroga corrente elettrica a determinate aree del cervello del paziente.

Il paziente cui è stato impiantato il dispositivo analogo a un pacemaker che controlla il Parkinson sta bene: 
Prima avevo un tremore consistente al braccio destro per tutto il giorno ed era abbastanza invalidante, ora non ce l’ho praticamente più. Riprenderò presto ad andare in piscina e a fare attività motoria senza preoccupazioni ulteriori. Cambierà la vita ad altri pazienti in maniera straordinaria, si possono ottenere grandi risultati.

Il dispositivo

La particolarità di questo nuovo dispositivo è la durata maggiore rispetto a un pacemaker normale in quanto è dotato da un sistema di ricarica che funziona col Bluetooth: Gabriele Selmi non dovrà sottoporsi a futuri interventi per sostituire le batterie del meccanismo tecnologico.
Attraverso a degli elettrodi collegati con i nuclei profondi del cervello che regolano anche il movimento, la stimolazione profonda riesce a bloccare i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti del Parkinson, come ad esempio il tremolio delle mani.
Il paziente, riuscendo ad avere un maggior controllo sui movimenti dell’intero corpo, migliora notevolmente la qualità della sua esistenza.

Il trattamento non è idoneo per tutti: al momento è riservato ai pazienti con determinati criteri – si legge da una nota dell’Ospedale – che, pur rispondendo alla terapia farmacologica mostrano delle fluttuazioni giornaliere che gli impediscono una vita normale.

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