COM'E' PROFONDO IL MARE - LUCIO DALLA - Associazione Outsider Odv il valore della diversità

EVENTI

giovedì 7 aprile 2022

COM'E' PROFONDO IL MARE - LUCIO DALLA





La nostra rubrica oggi vuole regalarvi la bellezza assoluta di  questo brano. 
Com'è profondo il mare di Lucio Dalla di cui vi proponiamo versione video con Francesco De Gregori.

Nel 1977 Lucio Dalla scrive uno dei testi più profondi che siano mai stati scritti, uno dei testi “più psicoanalitici che esista”. 
Partendo dalla propria storia con un chiaro riferimento autobiografico del “babbo gran cacciatore di quaglie e di fagiani”, scrive la storia del mondo che ha avuto origine dal mare, e soprattutto, la storia dell’umanità che sta piegando, distruggendo e uccidendo il mare. Dalla vi naviga, sollecitando e spronando il mondo all’amore e all’emancipazione, cantando quanto sia difficile vivere tra le prepotenze, nella povertà, tra le prevaricazioni; di fronte a tutto ciò, il mare sembra essere un profondo nascondiglio, un riparo, un luogo sicuro, dove forse si può pensare liberamente, dove si possono ritrovare speranza e coraggio, forse, si può azzardare, la profondità della propria personalità, della propria intimità.

Lucio Dalla scrive questa canzone ben 30 anni fa, eppure appare ancora tanto attuale. Il brano narra la storia di un mondo costellato da una violenza rivolta soprattutto al pensiero, alle idee. 

Il partner e collaboratore Marco Alemanno racconta nel libro “Dalla Luce alla notte”, che il pezzo è stato ispirato dalla visione di un quadro di Arnold Böcklin “raffigurante la predica di sant’Antonio ai pesci e presente nella collezione del Kunsthaus di Zurigo. 

È una svolta, una liberazione. “Fino ad allora” spiegherà Dalla “non avevo scritto testi, e capivo, quando lavoravo con Roversi, che avrei potuto scrivere anch’io, ma era talmente forte, pregnante ed esaustiva l’esperienza con lui che cominciai a scrivere solo quando lui decise di non fare più i testi per me, non perché litigammo, ma per una serie di suoi impegni. Solo allora mi sentii pronto a scrivere. E lì fu la grande liberazione: cominciai a connettere i testi con quello che leggevo, e dovendo scrivere i testi ritrovai una serie di radici che non erano necessariamente poetiche, ma traevano linfa dallo scrutare la società che mi circondava. Questo determinò in qualche modo l’epicentro della mia creatività, che identificavo proprio nell’interfaccia, nello scambio continuo con il pubblico

Nessun commento:

Posta un commento