Si tratta di una raccolta meravigliosa di canzoni. Ogni pezzo del disco ha un significato a se umano, sociale, affettivo.
Come la paura di "Cover Me", i ricordi adolescenziali di "Glory Days", il manifesto generazionale di "No Surrender", persino la sana ambiguità di "Bobby Jean" (il cui testo può essere riferito sia a una donna che a un amico, con spostamenti di senso e latenze omoerotiche estremamente stimolanti: la risposta migliore a chi accusa Bruce di essere "machista").
Fu, soprattutto, il brano-gemello di "Born in the U.S.A.", "My Hometown": il paesaggio è lo stesso, una città dove le fabbriche sono chiuse ed è arrivata la violenza (razziale, stavolta); ma il personaggio, anziché un reduce senza lavoro, è un padre di famiglia che il lavoro rischia di perderlo, e pensa di emigrare, di andare a Sud, ma intanto porta in giro il suo figlioletto in auto, lo fa sedere sulle sua ginocchia davanti al volante e gli dice di "take a good look around" (di guardarsi bene attorno): "this is your hometown" (questa è la tua città). Ed è già una "city of ruins", una città di rovine, titolo di un pezzo che Bruce avrebbe scritto molti anni dopo.
LA MIA CITTÀ
(My hometown)
Avevo otto anni e stavo correndo con una monetina in mano
Verso la fermata dell’autobus per prendere il giornale a mio padre
Mi sedevo sulle sue ginocchia in quella grossa vecchia Buick e guidavo mentre attraversavamo la città
Lui mi scompigliava i capelli e mi diceva “dai una bella occhiata in giro, questa è la tua città…”
Questa è la tua città
Questa è la tua città
Questa è la tua città
Nel ’65 la tensione saliva alla mia scuola superiore
C’erano molti scontri tra neri e bianchi
Non ci potevi fare nulla
Due auto al semaforo un sabato sera, sul sedile posteriore c’era una pistola
Le voci si sparsero alla velocità di un proiettile
Erano arrivati i tempi difficili nella mia città
Nella mia città
Nella mia città
Nella mia città
Adesso sulla strada principale ci sono solo vetrine imbiancate e negozi vuoti
Sembra che nessuno voglia più venire quaggiù
Stanno chiudendo lo stabilimento tessile dall’altra parte della ferrovia
Il caporeparto dice “questi posti di lavoro se ne stanno andando ragazzi e non torneranno mai più nella vostra città”
Nella vostra città
Nella vostra città
Nella vostra città
L’altra notte io e Kate ce ne stavamo a letto
parlando di andarcene via
Fare i bagagli e forse dirigerci verso sud
Ho trentacinque anni e abbiamo un figlio nostro adesso
L’altra notte l’ho messo a sedere dietro il volante e gli ho detto “figliolo, dai una bella occhiata intorno
Questa è la tua città”…
Grande disco questo del 1984 che è un importante incancellabile testimonianza di amore, speranza, eguaglianza e amore per la famiglia.
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