Quando si parla di una città come Napoli sono così tante le cose da vedere che spesso si fa fatica a riassumerle e sicuramente anche nella lista più esaustiva mancherà sempre qualche punto di interesse, un motivo in più per tornare e ritornare nel capoluogo partenopeo che ha sempre tanto da raccontare. E proprio a proposito di storie e racconti se foste interessati a visitare qualcosa di particolare e realmente insolito a Napoli non potete perdervi lo storico Ospedale delle Bambole, pezzo forte della tradizione napoletana che nel cuore dei decumani affascina tutti dal 1800.
In via San Biagio dei Librai, all’interno del cortile del palazzo Marigliano, dall’aria antica e fascinosa, una piccola entrata sulla destra apre la porta ad un mondo sospeso tra fantasie, desideri, simboli magici e onirici. Qui, accolti dalla melodia incantatrice di un carillon occhi stupiti, incuriositi e a volte un po’ impauriti rimangono esterrefatti di fronte ad uno spettacolo bizzarro e curioso, unico nel suo genere, dove la sospensione temporale visionaria dilata i ritmi dello scorrere del tempo, rimuovendo il presente, in un tuffo nel passato più lontano. Una porta che riconduce tutti nei sentieri del passato: al mondo dell’infanzia e alla sua spensieratezza, spesso alla sua follia, a quella fantasia con cui un bambino riesce a creare mondi meravigliosamente sospesi in un tempo mai esistito, ma sempre vissuto. Siamo all’Ospedale delle Bambole, un luogo incredibile ma reale, nel quale perdersi in tutto ciò che possibilmente sia immaginabile e nel quale la realtà diventa fantasia e questa inevitabilmente realtà!
Ecco perché l’Ospedale delle Bambole esprime nella sua essenza prodigiosa un valore universalmente magico: è una vera alchimia di salvezza della fantasia, dei ricordi, dei valori legati al mondo dell’infanzia, che è tutto da preservare, da ricostituire, da trasmettere. Un mondo che ci dice ancora che un giocattolo non è da buttare perché rotto, come vuole la moda consumistica che spinge i bambini a “vorrei” senza tregua, ma può essere guarito, curato, aggiustato, perché quel giocattolo ha avuto un senso vitale.
E così entrando da quell’apertura magica dell’Ospedale della Bambole si vedono subito tante testine di bambole antiche e su una parete in alto, alcune appoggiate ad uno specchio dorato con guanciotte rubiconde, occhietti vivaci e cuffiette in merletto; bocce di vetro contenenti tanti occhietti per le bambole bisognose di trapianti; altalene sospese al soffitto, come sogni in attesa di realizzazione, e vassoi poggiati su antichi cassettoni con pozioni di guarigione salva bambole e di disinfezione in caso di ferite; valigie di cuoio antico a terra con medicine di pronto intervento; sculture verticali e lunghe come gigli con tante bambole svestite e un poi una sezione intera dedicata alla vestitura, con tanti vestitini colorati e cappellini in paglia, fiocchi e lustrini. In un angolo appartato persino la sala di trucco e parrucco e nel corridoio che conduce alle viscere interne di questo luogo sacro dell’Ospedale delle Bambole, il Bambolatorio , che tra mille lucine pendenti dal soffitto, immerge in un mondo sognante dove tutto si può immaginare e fare.
L’Ospedale delle Bambole nasce alla fine del 1800 quando, in via San Biagio dei Librai, Luigi Grassi, bisnonno di Tiziana Grassi erede di questa antica arte, iniziò l’attività in una bottega nella quale preparava scenografie per teatrini e aggiustava pupi. Così qualcuno iniziò anche a portargli bambole da aggiustare. Fuori da quella bottega ci fu presto un’esposizione di tanti pezzi diversi di bambole, tanto che, come racconta Tiziana Grassi, una signora di passaggio esclamò “questo pare un ospedale delle bambole!”. E da lì iniziò la lunga e prodigiosa storia dell’Ospedale delle bambole.
Avere nelle mani un giocattolo significa entrare in contatto con quel tesoro di emozioni, di sogni, di vita di chi lo ha posseduto. Quando un bimbo, un ragazzo o un adulto entra in questo emozionante Museo diventa un collaboratore attivo di un`attività coinvolgente e uno spettatore incantato da prodigiosi restauri, con cui si ridona magica felicità che sa di antico e sacro!
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